I dispositivi Smart ci spiano

Echo, lo speaker di rete di Amazon, usato come testimone in un caso di omicidio? Ecco cosa succede quando la realtà supera la fantasia!

QUANDO LA REALTA’ SUPERA LA FANTASIA

Echo, lo speaker di rete di Amazon, usato come testimone in un caso di omicidio? Ecco cosa succede quando la realtà supera la fantasia!

Come ci spiano

Come in un thriller: nello scorso anno, l’ex poliziotto Victor Collins viene rinvenuto morto nella vasca idromassaggio di Andrew Bates. Si è trattato veramente di una tragica casualità, come riferito da Bates? All’ora del decesso, pare che egli stesse andando a dormire. I medici legali trovarono però segni di lotta sul cadavere e tracce di sangue nella vasca. Poteva trattarsi di un omicidio? Gli elementi di prova erano scarsi e inoltre i due uomini erano soli o quantomeno nell’abitazione non era presente nessun osservatore, in carne e ossa.

Gli speaker ci ascoltano

Per questo motivo, la polizia ha fatto affidamento su un testimone speciale:l’assistente vocale Alexa, installato nello speaker di rete Echo realizzato da Amazon. Questo diffusore era stato posizionato da Bates in quella stanza. Gli investigatori sperano che le registrazioni audio possano contenere preziosi indizi su questo delitto. Servendosi di questo dispositivo connesso, Bates avrebbe potuto impartire comandi vocali, ad esempio, per gestire l’illuminazione, aprire o chiudere il portone del garage o attivare il riscaldamento. Se tutto questo fosse avvenuto prima del decesso di Collins, sarebbe stata un’ammissione di colpevolezza per Bates. Le registrazioni vocali sono presenti nel cloud, ma Amazon non vuole renderle note.

Incolpato dal bracciale usato per il fitness
Un altro caso avvenuto negli USA: la trentanovenne Connie Dabate viene uccisa a colpi di arma da fuoco nella propria abitazione. Il marito Richard sostiene che un rapinatore sconosciuto abbia inseguito la donna che stava cercando di fuggire e l’abbia assassinata. Il marito fu addirittura in grado di precisare l’ora esatta. Il bracciale per il fitness indossato dalla moglie ha invece smascherato la menzogna del marito. I dati registrati dal Fitbit confermano chiaramente che all’ora presunta del delitto Connie si trovava ancora in palestra. Inoltre, il battito del polso della donna registrato dal bracciale risultava completamente normale fino a poco tempo prima della morte: infatti lei aveva continuato a muoversi in tranquillità all’interno dell’abitazione e non vi era alcuna traccia che lei fosse stata inseguita o colta dal panico. Gli investigatori hanno giudicato con sospetto proprio questi dati, che potrebbero fornire invece l’indizio giusto. Richard Date è stato arrestato e processato lo scorso maggio. Si tratta già del secondo caso americano, dove un fitness tracker ha rivestito un ruolo decisivo. Qualche tempo fa, i dati forniti da questo dispositivo hanno consentito di smascherare una mitomane, che aveva denunciato agli investigatori di essere stata violentata. Il presunto criminale l’avrebbe svegliata nel cuore della notte e costretta ad avere un rapporto sessuale. In realtà, alla presunta ora del crimine lei era invece sveglissima, come dimostrato dai dati relativi all’attività di movimento registrati dal suo bracciale sportivo.

Dati certi e falsità

Anche in Germania stanno lentamente venendo a galla alcuni casi sospetti, dove la raccolta di dati effettuata dai dispositivi connessi si rivela importante. Nello scorso anno, ad esempio, il tribunale di Colonia è riuscito ad incriminare per omicidio colposo un cliente del servizio di car sharing BMW DriveNow. L’uomo aveva investito un ciclista, procurandogli ferite mortali. Sulla base di dati messi a disposizione da BMW, il tribunale è riuscito a dimostrare al conducente che egli aveva viaggiato a 100 km/h in un’aerea urbana con una vettura connessa.

Trasparenza del cittadino

I casi dimostrano che noi tutti lasciamo sempre in giro tracce digitali. Da lungo tempo il computer è ormai presente sulle scrivanie, quasi tutti portiamo con noi uno smartphone e nella nostra vita quotidiana s’inserisce sempre più l’inquietante “Internet delle cose”. Quasi tutti i dispositivi collegati a Internet sono in grado di raccogliere diligentemente i dati degli utenti. Grazie a questi dispositivi, la quotidianità degli individui può essere monitorata quasi al cento per cento. Dalle registrazioni dei dati potranno essere, ad esempio, ricavate le seguenti informazioni:

  • quando entriamo in attività: sveglie, bracciali per il fitness e sensori di movimento presenti nello smartphone sono in grado di rilevare quando ci svegliamo e iniziamo le nostre attività. Anche il notebook tiene nota di tutte le volte che lo utilizziamo, dei programmi che usiamo e di cosa eseguiamo con questo dispositivo. I sistemi di Smart Home testimoniano, inoltre la nostra presenza, registrando se qualcuno esce dall’abitazione o catturando riprese video;
  • dove ci spostiamo: gli smartphone e le automobili moderne sono in grado di rilevare qualsiasi movimento, attraverso app o segnale GPS ed è quindi possibile redigere un “diario” preciso dei nostri spostamenti;
  • con chi comunichiamo: le e-mail cancellate, le annotazioni e gli SMS possono spesso essere recuperate anche dopo settimane o mesi direttamente dal dispositivo o dal gestore del servizio;
  • cosa ci interessa: le nostre abitudini di navigazione vengono memorizzate da numerosi dispositivi. È possibile recuperare tracce delle pagine visitate, anche dopo averle cancellate.

    Nel mirino degli inquirenti

    L’importanza delle tracce digitali come prova per un procedimento penale sta quindi aumentando enormemente e gli investigatori sono tutti concordi nell’affermare che ormai è quasi impensabile condurre un’inchiesta, senza aver controllato e valutato anche tracce digitali. Gli smartphone rappresentano solo l’inizio e con la diffusione dei dispositivi IoT (Internet delle Cose) aumentano sempre più i nuovi portatori di tracce digitali, come avvenuto nell’omicidio Collins. Anche se da Alexa non sarà possibile ottenere informazioni, il “commissario Smart Home” è stato in grado di raccogliere preziosi indizi. Il contatore digitale dell’acqua di Bates aveva registrato che la notte dell’omicidio erano stati consumati 530 litri d’acqua. La polizia ha ipotizzato che l’acqua fosse servita a rimuovere dalla terrazza le tracce del delitto.

    Siamo tutti spiati

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